Venerdì 22 aprile, Niccolò Fabi è stato tra parole e musica alla libreria Feltrinelli di Roma.
Ha presentato il nuovo album Una somma di piccole cose, 9 brani limpidi e profondi nati dall’incontro con se stesso nel silenzio, dopo il grande rumore della collaborazione con Max Gazzè e Daniele Silvestri.
Prima l’intervista e poi la chitarra in mano, si potrebbe dire ’’prima il dovere e poi il piacere’’, ma Fabi, che indiscutibilmente ci sa fare con le parole, cattura tutti anche nel rispondere alle domande. Un’intervista che dà l’idea di una chiacchierata così confidenziale che inizia con un ciao caro da parte della conduttrice TV e attrice Carolina Di Domenico. Sembra tutt’altro che un dovere, che infatti più volte il cantautore si blocca o viene bloccato scherzosamente dalla conduttrice che gli ricorda ci sono anche tutti loro qui. Ma è un fiume in piena, che è privilegio soltanto di chi è istintivo e spontaneo non soltanto nella musica, ma lo è nella vita.
Un cantautore che sa sorprendere e sorprendersi. Racconta della sensazione di grandissima pace e di grandissima conquista, quando, un giorno, su Spotify nella modalità shuffle, tra le canzoni che ascolta abitualmente e che apprezza è arrivata la sua.
Mentre racconta è impossibile non notare anche la consapevolezza che si porta addosso, conseguenza di sbagli, gioie, esperienze, e che conferma.
Io so che la mia forza non è mai stata nella capacità di suonare o di cantare o di scrivere parole.
Io mi riconosco una sensibilità oltre la media e devo tutto a quella, la debolezza che diventa forza, l’esitazione che diventa sicurezza, la fragilità che diventa potenza.
Sono pronto, sì, adesso sono pronto, è quello che ha detto dopo aver occupato uno spazio preciso nel trio de Il padrone della festa, per la conferma datagli anche dal numero di persone a cui dice di non essere mai stato abituato.
Per lui la fortuna è di non essere mai stato contento di quello che ha fatto. E’ la molla che ti fa sperimentare, semplicemente prima non mi sentivo in grado di realizzare quello che mi piaceva davvero.
E’ un album con pochi elementi, ma più che sufficiente a far dire che c’è tutto, che non c’era bisogno di nient’altro. Non c’è un produttore artistico, è stato prodotto materialmente da lui. Chitarra e voce.
La fotografia è stata scattata una mattina uscendo sul terrazzino.
Dice e si dice: è il succo più distillato di quello che sai fare, a qualsiasi critica o a qualsiasi complimento non c’è appello, è solo per te.
Soprattutto nell’ultimo brano Vince chi molla, le note sono quelle essenziali e la voce è così emozionata che lascia posto a respiri e a sospiri.
E’ stata scritta in venti minuti appuntando un serie di parole che sono uscite velocissime, di notte, cercando qualche accordo con un pianoforte elettrico non particolarmente dal suono bello, dice Fabi, ma il giorno dopo mi sono accorto che era successo qualcosa in quei venti minuti.
Come in Facciamo finta, ’’non mi ero accorto che fosse così bella fino a quando le persone non l’hanno caricata anche delle proprie sensazioni’’.
Al contrario, per il brano Le cose non si mettono bene ci è voluto tanto. E’ una storia meravigliosa e drammatica ed è lunico brano non scritto da lui, ma dagli Hellosocrate, di cui il cantante Alessandro Dimito è morto due anni fa.
La morte è l’impossibilità che qualcosa prosegua, io ho sentito che potevo farla proseguire di un po’. Perchè l’arte fa sopravvivere ciò che in realtà è finito.
Sono esecuzioni istantanee e volutamente lineari per non far sì che gli elementi di distrazione e di arrangiamento coprissero l’intensità che tira su il brivido, la mia voce diventa debole, più cose tolgo e più quel sussurro diventa fragoroso.
Che poi nella musica è importante ricercare continuamente quello che hai dentro, ma forse è solo la musica che te lo tira fuori., continua la conduttrice.
Chitarra e voce con le prime quattro tracce dell’album e poi si avvicina ancora a chi lo ascolta.
I brani:
Una somma di piccole cose
Ha perso la città
Facciamo finta
Filosofia agricola
Non vale più
Una mano sugli occhi
Le cose non si mettono bene
Le chiavi di casa
Vince chi molla
Quello che succederà nel prossimo anno, per Niccolò, inevitabilmente sarà suonare. Con una nuova veste, ma sicuramente con quello sguardo in cui c’è la voglia e il desiderio, perché la musica è eros: lo sguardo della tigre, direbbe Rocky.